Europa,  On the road

Le spiagge dello sbarco: il D-Day.

Così inizia la giornata dedicata alla memoria delle spiagge dello sbarco e del D-Day nel mio On the road in Normandia.

I lunghi singulti dei violini d’autunno,
mi lacerano il cuore di un languore monotono.

Proprio con il versetto della poesia di Paul Verlan la resistenza veniva avvertita, prima con Radio Londra il 1° giugno e poi con la certezza dell’attacco la notte del 5 giungo 1944, di quella che sarà poi la disfatta delle truppe Tedesche in territorio Normanno.

Sin da quando ero adolescente, attraverso i libri, ho letto di questi fatti ed è da lì che me ne sono innamorata. Essendo così coinvolta dalla storia della II guerra mondiale, ma soprattutto dallo sbarco, il mio on the road in Normandia mi ha permesso finalmente di visitare e “toccare con mano” quelli che sono i luoghi che mi hanno sempre affascinata.

Indice

Le spiagge dello sbarco il D-Day: Juno Beach.

Per la prima visita decido di muovermi verso quella che è la spiaggia del D-Day più vicina a dove alloggio, ovvero Juno Beach.

Arrivo prestissimo intorno alle 8.00 anche perché il mio desiderio è quello di vedere il più possibile. A Juno Beach non c’è nulla di eclatante ma, appena scena dall’auto, il silenzio mi ha invaso. Una lunghissima striscia di sabbia a perdita d’occhio mi ha accolto e io a mia volta l’ho “abbracciata”. In solitudine, ho tolto le scarpe e a piedi nudi sulla sabbia fredda ho iniziato il mio viaggio nella storia.

Mi sono fermata al memoriale, cioè alla torre che poi scoprirò caratterizzare quasi tutte le spiagge dello sbarco, l’ho ammirata un per un lungo lasso di tempo e mi sono rimessa in macchina per proseguire lungo il litorale e le altre spiagge.

Omaha Bach.

Non avevo la minima idea di quello che avrei trovato lungo le spiagge dello sbarco del D-Day. Ho guidato per una quarantina di minuti e mi sono ritrovata al parcheggio di Omaha Beach, quella che, secondo me, è la più bella spiaggia dello sbarco in Normandia. Questa spiaggia è stata rinominata The Bloody Beach proprio per i suoi avvicendamenti. La prima cosa che salta all’occhio è il memoriale.

Lì, piantato ben a terra, in ricordo delle numerose vittime cadute quella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944. Come lui anch’io a piedi nudi nella sabbia inizio a “camminare” tra l’emozione che questo posto mi suscita. Passeggio lungo mare, l’odore di pesce e la salsedine mi invadono le narici, mi fermo lì e rifletto.

La prima divisione, da quello che ho letto, fallì la missione e la seconda, quasi all’alba, trovò una spiaggia piena di cadaveri e di feriti. Riuscirono, non so in quale modo, a superare la spiaggia e ad arrivare alla collina per combattere i tedeschi e spianare la strada a tutti quelli che vennero dopo.

Mi siedo sul muretto per “assaporare” le immagini, nella mia mente, dei soldati e mi bevo un caffe d’asporto preso proprio al bar sul lungo mare. Un’emozione unica.

Point du Hoc.

Sulla collina, ripresa la macchina, trovo un Visitor Center (molto americano) che mi “accoglie” per visitare quella che, un tempo, era la batteria di cannoni Tedesca. Un percorso ad anelli fatto di grandi crateri in mezzo alla vegetazione, simbolo più di tutto il resto, della vera battaglia che infuocò quella lingua di terra nel 1944.

Cannoni, crateri a terra e bunker, mi catapultano in una situazione quasi surreale. Passo vicino ai cannoni e anche ai crateri, ma mi fermo ai bunker indecisa se scendere. Decido di andare e sin dai primi scalini l’umidità mi avvolge, proseguo e il buio mi acceca. Con quella poca luce mi guardo intorno e seppur non c’è nulla, le voci di comandi e di “sì signore” mi suonano nelle orecchie. Risalgo le scale e, attraverso il percorso ad anello, ritorno alla macchina riflettendo su quello che ho “sentito”. Un’altra esperienza, unica nel suo genere, si impone “nel mio cassetto” mentale dei ricordi.

La Cambe.

Non si può parlare dello sbarco senza parlare anche di chi, seppur avversario, ha perso la vita in campo di battaglia. Una piccola deviazione sul mio itinerario delle spiagge dello sbarco del D-Day l’ho fatto in direzione La Cambe, Cimitero tedesco in Normandia, il luogo dove sono stati sepolti più di 21.000 soldati tedeschi.

Si entra da una piccola porticina, che tutto fa pensare tranne che a un ingresso di cimitero. Una fila di 5 croci, diverse da quelle bianche del cimitero Americano, si intervallano a file di croci che sporgono dal terreno in bassorilievo. È tutto molto “composto”, pulito e tenuto bene, ma allo stesso tempo la differenza con il memoriale Americano è tangibile da tanti piccoli fattori, come per esempio la posizione. Il cimitero è stato costruito nelle “retrovie” a 15 km da Omaha Beach al contrario di quello Americano che si trova sulla scogliera sopra la citata spiaggia.

Di fatto però restano le sensazioni, personalmente ho trovato un luogo pulito e ordinato, senza tanti “fronzoli” con un’atmosfera piena di emozioni legati agli eventi.

La Cambe cimitero Tedesco Normandia
La Cambe Cimitero Tedesco.

Utah Beach.

Utah Beach è il settore, per quanto riguarda le spiagge dello sbarco del D-Day, Americano. Fu la prima a essere presa d’assalto il giorno dello sbarco con la bellezza di 23.000 soldati. Gli Americani ebbero la meglio questa volta, al contrario della spiaggia di Omaha, e poterono così conquistare più velocemente il porto di Cherbourg. La storia vera e propria è questa; ma la mia è, se mi posso permettere, più “leggera” questa volta. Personalmente, dopo aver visto il memoriale e le statue dedicate ai caduti , vorrei consigliarvi il bar tra il parcheggio e la spiaggia il “Le Roosevelt-Utah Beach” . Me ne sono completamente innamorata! Un bar, con annesso (ovviamente) negozio di souvenir, pieno di oggetti riguardanti la II Guerra Mondiale.

Scritte sui muri e un’ambientazione Storica, che magicamente ti riporta indietro nel tempo in una guerra passata.

Saint-Marie-Eglise, non una spiaggia dello sbarco, ma più un punto di atterraggio per il D-Day.

Parcheggiata la macchina mi rendo conto di essere in un classico e incantevole paesino normanno. Quello dove basta camminare un paio d’ore a dirla lunga per poterlo ammirare in tutti i suoi angoli e postici nascosti: una bellezza!

Saint-mere-Eglise 
on the road in Normandia

Saint-Mere-Eglise è famosa, però, per essere stata la prima cittadina a essere liberata la notte tra il 5 e il 6 giugno 1944, grazie ai paracadutisti dell’82esima aviotrasportata che si lanciarono per annientare l’esercito tedesco. A ringraziamento di questo, troviamo ancora oggi un manichino buffissimo, appeso come rimase appeso il soldato Steel, al tetto della chiesa che fa da protagonista alla città.

Vorrei suggerire il museo dell’AIRBORNE, che si trova di fronte alla chiesa. Un luogo dove, grazie all’aiuto di un tablet e alla realtà aumentata, si possono ripercorrere tutti gli avvenimenti di quella notte che si sono susseguiti in città e nelle immediate vicinanze. Un museo pieno zeppo di testimonianze e di cimeli che ho trovato utilissimi per “immergermi” nella storia.

Ultima tappa sulle spiagge del D-Day: il Cimitero monumento alla memoria Americano.

Come “ciliegina sulla torta”, mi son lasciata il Cimitero Monumento alla memoria Americano. È un luogo dove tu entri e ti sembra di non essere in Normandia, ma di stare in uno di quei cimiteri Americani che i film ci hanno sempre raccontato.

Sono sepolti in questo cimitero 9.387 soldati Americani, ed è grande ben 172.50 acri che equivalgono grosso modo a oltre 2.000 mt quadrati.

Cimitero Monumento alla memoria Americana.

Nel memoriale fatto a semicerchio verso est troviamo i nomi dei 1.557 dispersi, le mappe incise nel granito della battaglia e dei punti di sbarco e nel mezzo si trova la statua in bronzo de “Lo spirito della gioventù americana che risorge dalle onde”. Davanti a esso c’è la piscina riflettente e in fondo troviamo, oltre all’area delle tombe, anche due statue raffiguranti la Francia e gli Stati Uniti.

Bene, vi ho dato dei numeri e delle informazioni, ma quello che vi vorrei dare adesso è un “sguardo” alle emozioni. È indiscutibile che entrare qui porti alla memoria film come “Salvate il soldato Ryan” ed è altrettanto indiscutibile non emozionarsi.

Passeggio, tra le lapidi e tra le mille croci bianche che fanno da contrasto allo sfondo dove c’è un mare bellissimo a perdita d’occhio, guardo i nomi e mi immagino la vita di questi uomini. Padri, fratelli, genitori e amici “sradicati” dalle loro vite, privati degli affetti per venir a combattere qui, oltreoceano, per la loro nazione. Immagino lettere scritte e ricevute per colmare la mancanza del calore e affievolire la paura per le battaglie. È stata un’emozione unica, come me la ero immaginata.

Sicuramente se si parla di II° Guerra Mondiale non si possono dimenticare le spiagge dello sbarco nel D-Day in Normandia e mi sento per questo di consigliarvi, amanti o non del periodo storico sopra citato, una visita per ammirare la bellezza di questi luoghi magici.

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